KIWI THE CAT
THE WONDERFUL WONDERFUL CAT
IN LOVING MEMORY
ULISSE


ULISSE
di Elisa Cuoredifiamma (forum Micimiao)
(Gatto Comune Europeo - European Common Cat)

Maggio 1995
21 Gennaio 2003

Ulisse era stato sempre la spina nel fianco di Ambra, l'aveva spodestata da figlia unica,
arrivando in casa in fin di vita portato da me il 30 maggio 1995.
Ambra lo ha soffiato ogni volta che lui si è avvicinato a meno di dieci centimetri,
per sette anni e mezzo, senza tregua, fino a quattro giorni fa...
E' stato questo, prima di ogni altra cosa, a farmi temere il peggio.
Sono già passate diverse ore... mi manca... mi manca... mi manca!
Mi giro e lui non c'è...
Non apre più il frigo...
Non lo sento più ronfare...
E non riesco a dormire senza il mio morbido, affettuoso e caldo batuffolo accanto.
Eppure debbo riconoscere che non avrei potuto sperare di più,
una volta capito che tutto era inutile.
Ulisse ha avuto una sorte che auguro a tutti, me stessa compresa:
è vissuto intensamente amato (e in molti casi amorevolmente sopportato...)
ed è morto salutato e coccolato da tutti quelli che erano o erano stati parte della sua famiglia.
E' volato sul Ponte alle ore 16, accarezzato e ascoltando una voce conosciuta,
appoggiato a me, come un bimbo, con le zampine incrociate davanti al musetto come era quando dormiva. Ma è stata Ambra ad accorgersene per prima... era messa a "palla" in poltrona a tre metri di distanza e ad un certo punto è scattata a raggiungerci sul divano e ha leccato il naso di Ulisse... che si è abbandonato in quell'attimo preciso.

Grazie per le vostre email, per le telefonate, per gli sms, per la favola... e per avermi ascoltata e letta. Siete stati tenerissimi.

Elisa

Racconto breve, per Ulisse.

Il gatto Ulisse un giorno si svegliò da un lungo sogno.
“Cos’hai?”; chiese la bella micia che stava dormendo al suo fianco.
“Ho fatto un brutto sogno”, le rispose. “Sembrava quasi vero!”, ed iniziò a narrarle il sogno.
“Ero un gattino solo, abbandonato nella pioggia fredda in un paese sconosciuto.
Ero disperato, arrivò allora una mano che mi raccolse e mi asciugò. Mi diede calore e cibo. Ero ammalato, avevo le gambe inferme, ma non mi lasciò solo. Poi mi ricordo che arrivai in una bella casa. Li c’era un’altra gatta, ma non voleva giocare con me. Mi disse che quella era la casa di una strega buona, e che lei era la sua gatta di compagnia.
In quella casa c’era una scatola magica sempre piena di cose buone da mangiare, ma la strega non voleva che usassi le sue magie e si arrabbiava molto quando cercavo di aprirla. Anche la gatta mi sgridava perché non voleva che facessi arrabbiare la sua padrona.
Era una bel posto, ma ogni tanto mi annoiavo perché ero sempre chiuso nella casa della strega. Lei, allora, mi coccolava e non immaginavo quando mi avrebbe riportato a casa.
Nel sogno poi mi vidi vecchio, ancora nella casa della strega, ero malato e stavo morendo!”
“Stupido miciotto”, le disse la bella gatta, “hai avuto solo un incubo, non pensarci più.”
Accoccolati sul grembo di Galadriel, Ulisse e la sua micia Ambra, continuarono a sonnecchiare fusanti. La calda mano della dolce signora carezzava il loro morbido pelo e le loro fusa, compiaciute di tanto amore, riscaldavano l’aria nel tiepido mattino della foresta dorata. Ambra giocava, intrecciando le loro code, ma Ulisse pensando allo strano sogno si chiedeva: “E se fosse stato vero?”

Wozz

 



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